LE RAGIONI AMBIENTALI DELLA SUPREMAZIA EUROASIATICA
Qualche mese fa commentando “Collasso” di J.Diamond ho voluto condividere con voi un concetto espresso dall’autore che ritengo di estrema importanza. Riportando la storia di Hispaniola dopo l’arrivo di Colombo nel nuovo mondo e le differenti sorti di Haiti e della Repubblica Dominicana ho voluto evidenziare, prove alla mano, che in condizioni ambientali di partenza simili (in questo caso specifico addirittura identiche) sono gli uomini con le loro culture, le loro scelte e la loro capacità di gestire in maniera lungimirante il proprio habitat a fare la differenza, decretando il successo o meno di un gruppo, di un paese, di una nazione. Ma se le condizioni ambientali di partenza non sono le stesse? Se sono totalmente diverse?
Le popolazioni euroasiatiche sono oggi indiscutibilmente le padroni del mondo. Le popolazioni nere, precolombiane ed aborigene appaiono ai nostri occhi come espressione di civiltà inferiori, talvolta come nel caso degli aborigeni australiani addirittura primitive. Ma i destini di questi popoli sono stati così diversi a causa delle differenze ambientali, non biologiche, tra i popoli medesimi. E’ la tesi che lo stesso J. Diamond illustra nel suo straordinario libro “Armi, acciaio e malattie”, premio Pulitzer per la saggistica nel 1998. Il testo ever green di Diamond prende in considerazione la storia della presenza dell’uomo su questo pianeta negli ultimi tredicimila anni adducendo un gran numero di casi-prova a vantaggio della sua tesi, ma uno in particolare è secondo me emblematico e riguarda ancora una volta il Nuovo Mondo e cioè l’incontro-scontro tra due civiltà: quella euroasiatica e quella precolombiana.
Era il 16 Novembre 1532 quando a Cajamarca si incontrarono per la prima volta il conquistador spagnolo Francisco Pizzarro alla guida di 168 soldati e l’imperatore inca Atahualpa, circondato da milioni di sudditi e difeso da un esercito di 80000 uomini. Ciò nonostante, pochi minuti dopo averlo incontrato, Pizzarro fece prigioniero Atahualpa, lo tenne in ostaggio per otto mesi, durante i quali si fece consegnare il più spropositato riscatto della storia (circa 80 metri cubi d’oro!), e infine, rimangiandosi ogni promessa, lo fece uccidere. Come fu possibile? Perché non fu Atahualpa a giungere a Madrid per fare prigioniero Carlo V? E’ facile individuare tra le cause prossime la tecnologia navale e militare, l’organizzazione politica, la cultura scritta, i cavalli e le malattie. Ma quali furono le cause remote? Erano di tipo biologico, come si potrebbe frettolosamente affermare o c’e’ dell’altro?
Partiamo allora dall’inizio, precisando che le due civiltà non sono partite in contemporanea, tutt’altro! La presenza umana in Asia risale a circa un milione di anni prima di Cristo, quella in Europa a circa mezzo milione, mentre il continente americano fu colonizzato a partire dalla fine dell’ultima glaciazione, e cioè circa tredicimila anni fa, attraverso lo stretto di Bering. La colonizzazione delle Americhe fu completata entro il 10000 a.C. Da allora, se si esclude una temporanea presenza vichinga a Terranova intorno all’anno mille, le due civiltà restarono in totale isolamento.
Ma il vero punto nodale è la capacità umana di passare da una condizione di cacciatori-raccoglitori a quella di agricoltori, con tutti i vantaggi che ne conseguono. E allora qual’era il materiale di partenza in entrambi i continenti ( considerando l’Eurasia come un’unica massa continentale)? In particolare quali erano le colture e gli animali domesticabili a disposizione?
Diamond rivela dati non sempre noti ai più. Nel continente euroasiatico l’agricoltura venne scoperta all’incirca nel 7000 a.C. nella Mezzaluna Fertile ( l’area che può riferirsi agli attuali Israele, Giordania, Siria, Giordania e Iraq ) e da lì si diffuse rapidamente grazie alla continuità territoriale alle stesse latitudini ed all’assenza di barriere geografiche insormontabili. I cereali mediorientali disponibili erano già molto produttivi allo stato selvatico e furono necessari pochi cambiamenti per renderli domestici, in particolare per il grano e l’orzo. A questi si aggiunsero rapidamente lenticchie e piselli, anch’essi disponibili e facilmente coltivabili. Ora un’alimentazione basata su cereali (carboidrati) e legumi (proteine) fornisce quasi tutti gli ingredienti per una dieta bilanciata. Queste varietà potevano essere immagazzinate senza problemi e ad esse va aggiunto il lino che forniva fibre e grassi vegetali grazie al suo seme che contiene circa il 40 per cento di olio. In un secondo stadio si domesticarono le prime varietà da frutto (olive, fichi, datteri, melograni, uva), mentre in un terzo stadio specie più difficili da coltivare come mele, pere, prugne e ciliege.
Sul versante degli animali delle quattordici specie animali erbivore di grossa taglia domesticate nell’antichità, molte delle quali fondamentali per l’attività agricola, ben tredici erano confinate nell’Eurasia: pecore, capre, buoi, maiali, asini, cavalli, cammelli etc.
In America al contrario le prime civiltà sedentarie nacquero non prima del 1500 a.C. e la situazione era decisamente più grama. Gli attuali Stati Uniti orientali potevano vantare solo l’orzo come cereale, l’America Centrale un solo cereale (il mais) difficile da coltivare e probabilmente a lento sviluppo ed i fagioli come leguminose, nelle Ande e nella zona amazzonica i fagioli e la patata dolce. Le fibre erano garantite dal cotone e di specie erbivore di grossa taglia domesticate ce n’era solo una sulle Ande: il lama! Ecco quindi che, mentre nel Vecchio Mondo fu quasi sempre praticata una monocultura basata sulla semina a spaglio (cioè quella tecnica in cui i semi vengono gettati e sparpagliati sul terreno) e sull’aratura, possibile grazie alla domesticazione di buoi e cavalli usati come forza motrice, nel Nuovo Mondo, dove nessun animale utile a trainare un aratro fu mai domesticato, i campi dovevano essere arati a mano con zappe e bastoni, e i semi piantati uno a uno in apposite buche. In questo modo più specie potevano convivere nello stesso campo e la monocoltura non era così diffusa. Peraltro l’estensione in senso longitudinale del continente americano (che non garantiva uguali condizioni ambientali alle colture) e barriere geografiche importanti come l’istmo di Panama, la foresta pluviale e le zone desertiche a nord del Messico rallentarono pesantemente se non impedirono del tutto la diffusione delle suddette colture in aree potenzialmente molto fertili come quelle dell’attuale California o dell’Argentina.
Appare evidente allora che le differenze furono diretta conseguenza delle diversità ambientali e non di un qualche limite della popolazione indigena, che all’arrivo di specie migliori si mise subito a sfruttarle, intensificando la produzione e permettendo vere esplosioni demografiche. Ma tornando a Pizzarro ed Atahualpa , fatto salvo il vantaggio militare garantito dai cavalli, cosa c’entra tutto questo con la superiore tecnologia navale e militare, con la superiore organizzazione politica, la cultura scritta ed infine le malattie? Moltissimo. Vediamo perché.
Una prima conseguenza riguarda le malattie. La lunga convivenza con il bestiame domesticato ha reso la popolazione euroasiatica progressivamente resistente a molte patologie evolutesi a partire da infezioni degli animali, basti pensare al vaiolo, alla tubercolosi, alla peste, al morbillo, al colera, alla stessa influenza. L’impatto in particolare del vaiolo sul Nuovo Mondo fu a dir poco devastante. Gli otto milioni di abitanti di Hispaniola nel 1492 sparirono tutti entro il 1535. Nel 1618, un secolo dopo l’arrivo di Cortés sulla terraferma, i venti milioni di abitanti del Messico precolombiano erano diventati poco più di un milione e mezzo. Una sorte simile toccò anche a Pizzarro quando sbarcò sulle coste del Perù. Il vaiolo era già arrivato cinque anni prima uccidendo moltissimi inca, tra cui l’imperatore Huayna Capac e l’erede al trono designato. Ne seguì una dura guerra di successione tra gli altri due figli del sovrano, Huascar ed Atahualpa, vinta da quest’ultimo a prezzo però di grosse lacerazioni, che indebolì l’impero facilitando peraltro l’azione del Conquistador spagnolo.
Una seconda conseguenza riguarda in generale il fatto che l’agricoltura, oltre a permettere la nascita della vita sedentaria e quindi l’accumulazione di surplus alimentari e di beni, fu decisiva anche nello sviluppo della tecnologia. Fu possibile accumulare beni intrasportabili e per la prima volta alcune società poterono diventare economicamente differenziate mantenendo una classe di specialisti non dediti alla produzione di cibo. Come già detto però, oltre al vantaggio della partenza anticipata, l’Eurasia ebbe dalla sua anche la maggiore facilità con cui, come per piante ed animali, idee e tecniche poterono spostarsi nel suo territorio. La scrittura ad esempio nacque in modo indipendente solo nella Mezzaluna Fertile, in Cina ed in Messico, ma, mentre dalle prime due aree si diffuse rapidamente nell’intero continente, da quest’ultimo non raggiunse mai il Perù. Allo stesso modo gli arabi inventarono o perfezionarono cose come il mulino a vento, la trigonometria, la vela triangolare, importarono dalla Cina la carta e la polvere da sparo trasmettendo il tutto in Europa. Al contrario la ruota fu inventata come giocattolo in Messico, vi rimase tale e non raggiunse mai l’impero inca, così come il lama, potenzialmente utile alla primordiale agricoltura messicana come animale da traino non fu mai conosciuto dagli aztechi. Le barriere ecologiche e naturali del NuovoMondo impedirono che i tre centri principali del Mesoamerica, degli Stati Uniti orientali e delle Ande-Amazzonia venissero sostanzialmente in contatto.
Lo stesso discorso vale anche per l’organizzazione politica e militare. La nascita dell’agricoltura infatti, garantendo l’aumento della popolazione e la nascita di élites non produttive, è alla base della nascita di società economicamente complesse, socialmente stratificate, politicamente centralizzate.
Dunque l’Eurasia aveva grandi vantaggi rispetto all’America per quello che riguardava l’agricoltura, le malattie, la tecnologia (armi incluse), l’organizzazione della società e la scrittura. I fatti di Cajamarca, a questo punto, e quello che ne seguì appaiono semplicemente una fin troppo naturale conseguenza.
Felice Marino