La tavola periodica degli elementi di Mendeleev è per gli studenti che hanno scelto un indirizzo scientifico sinonimo di chimica, per la gente comune invece di angusti laboratori pieni di ampolle fumanti. In generale, quando si parla di chimica, è difficile che la mente si predisponga a voli pindarici o che si percepiscano gli elementi come vere e proprie narrazioni di storie culturali.
L’oro (raro ed incorruttibile) significa qualcosa, l’argento qualcos’altro, il piombo qualcos’altro ancora. Gli elementi scoperti durante l’Illuminismo sono basati sulla mitologia classica: titanio, palladio, uranio. Quelli trovati nel XIX secolo mettono invece in evidenza l’appartenenza geografica dello scopritore: germanio, scandio, polonio. In definitiva gli elementi appartengono alla nostra cultura e non c’è da sorprendersi, essi sono gli ingredienti di ogni cosa.
Nel suo “Favole periodiche” Hugh Aldersey-Williams, chimico dagli spiccati interessi artistici e letterari, ci guida alla conoscenza degli elementi e attraverso di essi indaga sui minimi ed i grandi eventi del passato. Nella sezione dedicata ad Arti e Mestieri l’autore comincia col trattare dello Stagno, “il metallo amico”, noto per essere con il Rame uno dei due componenti del Bronzo ma anche per la sua maneggevolezza. E’ lucente, brillante e con una temperatura di fusione molto bassa, abbastanza forte da permettere la realizzazione di oggetti, ma anche sufficientemente tenero da permettere che questi articoli possano essere plasmati usando solo il martello.
La civiltà fenicia fu in buona parte la civiltà dello Stagno. Essi lo commerciarono e navigarono in lungo e largo alla sua ricerca, la città-stato fenicia di Cartagine ne gestì gli approvvigionamenti da Occidente, dalle leggendarie isole Cassiteridi, le isole dello Stagno citate anche da Plinio il Vecchio, enigma per gli studiosi moderni.
Lo Stagno può essere usato e gettato, ma è indistruttibile, come il soldatino di Stagno della fiaba di Andersen. Chiunque è in grado di trasformare un pezzo di Stagno in qualcosa di utile, i contadini vi ricavavano tanto gli ornamenti quanto gli utensili, tanto giocattoli quanto strumenti musicali. La sonorità dello Stagno è qualcosa di speciale, esso ha portato la sonorità nella vita domestica (era il metallo più usato per fabbricare gli utensili della vita domestica) ed ancora oggi è utilizzato come lega con il Piombo per le canne degli organi o con il Rame per le campane. La tonalità migliore per le campane è notoriamente una lega Rame-Stagno (Bronzo) uniti in un rapporto tre, quattro ad uno, ma a questa lega corrisponde anche una grande fragilità. Sono state molte le campane a rompersi, la più nota è sicuramente la Liberty Bell custodita a Philadelphia. Essa si spaccò dal bordo alla parte centrale quando venne suonata la prima volta in occasione della Dichiarazione d’Indipendenza Americana.
Oggi, al contrario, lo Stagno è comunemente diventato metafora delle cose superficiali e di scarso valore, addirittura i piccoli tirannelli vengono nella cultura anglosassone definiti tin-pot (vasi di Stagno), ciò non rende evidentemente giustizia alla sua lunga e gloriosa storia.
Il Piombo è invece spesso l’elemento chimico associato più da vicino alla morte. Esso è sinonimo di gravità, sia fisica che intellettuale. Per preservare i corpi di Papi e di re venivano utilizzati sarcofaghi di piombo, nella tradizione era un modo per assicurarsi che l’anima non fuggisse. Non si corrode e protegge ciò che contiene poiché forma uno strato superficiale che blocca gli attacchi chimici. Il suo colore grigio-elefante che a malapena riflette la luce contribuisce a fare del Piombo il metallo più adatto a riti di morte e sepoltura, ma lo associa anche all’esoterismo in generale.
Nelle regioni dell’Europa centrale dove i minerali di Piombo sono abbondanti si è diffusa la pratica di predire il futuro lasciando cadere in acqua qualche goccia del metallo fuso. Esso si solidifica assumendo delle forme bizzarre dalle quali viene desunta la sorte dell’interessato. Un fiore è sinonimo di nuovi amici, una nave di un lungo viaggio, la forma di un maiale di prosperità. I tedeschi compiono questa cerimonia della colatura del Piombo (Bleigiessen) la vigilia di Capodanno.
Nelle applicazioni tradizionali di questo metallo, in realtà, è riassunta l’ambivalenza del genere umano. Di piombo sono i proiettili dei soldati ma anche i caratteri dei tipografi. Proiettili di varie foggie sono stati per secoli ottenuti con un meccanismo analogo, anche se in questo caso non lasciato al caso, dei Bleigiessen, allo stesso tempo fu grazie al Piombo che Gutenberg realizzò i caratteri mobili divenendo il padre della stampa.
Questo metallo riassume allo stesso tempo la creatività e la distruttività dell’uomo, ecco perché, forti di questo significato profondo e contraddittorio, molti artisti contemporanei lo hanno utilizzato per le loro opere. I più noti sono lo scultore britannico Antony Gormley e l’artista tedesco Anselm Kiefer. Celebre il bombardiere di piombo di Kiefer, denominato “Giasone”, realizzato nel 1989 ed esposto in Danimarca. Un aereo volutamente realizzato con il metallo più pesante, un aereo che promette voli di fantasia ma che evidentemente non potrà mai volare.
Il dualismo insito nel Piombo può essere metaforicamente ricercato in un’altra considerazione. Il Piombo, considerato nell’antichità il metallo da cui si originavano gli altri sette conosciuti, era il punto di partenza degli alchimisti nella loro ricerca dell’oro. Il Piombo è anche però il prodotto finale di molti processi di decadimento radioattivo, inclusi quelli degli elementi chiave dell’atomica, l’uranio ed il plutonio. Se nell’antica alchimia esso alludeva alla possibilità di un miglioramento dell’umanità, nella scienza moderna il Piombo lascia presagire anche l’eventualità di una sua violenta distruzione.
Felice Marino
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