martedì 16 luglio 2013

FAVOLE PERIODICHE. PARTE V

Lo scorso mese abbiamo parlato di elementi chimici legati al potere, ovvio quindi aver preso in esame elementi come l’oro ed il platino. Tuttavia, se è pacifico mettere in relazione il possesso dell’oro o del platino con il potere terreno, un tempo un altro elemento irradiava una potenza addirittura celeste:  si tratta del ferro.
In effetti i pezzi di questo metallo puro che cadevano dal cielo sottoforma di meteoriti erano visti come doni ultraterreni ed esercitavano un immediato fascino sacrale. Dato che a farli precipitare sulla terra era stata in apparenza soltanto la volontà divina, questi aeroliti rappresentavano la realtà ultraterrena meglio di quanto potesse fare qualunque materiale terrestre o qualsiasi artefatto santificato dall’uomo. L’Hayden Planetarium dell’American Museum of Natural History di New York ospita alcuni dei più grandi meteoriti di ferro mai rinvenuti: il Willamette per esempio, precipitato nelle foreste dell’Oregon, è un blocco di colore nero ed argenteo che pesa 15 tonnellate ed ha le dimensioni di un’auto di piccole dimensioni. E’ composto quasi interamente di metallo puro (ferro con una bassa percentuale di nichel) reso lucido dai visitatori che hanno continuato a toccarlo in un secolo di esposizione al pubblico.
Prima della scoperta della possibilità di estrarre il ferro anche dai minerali terrestri, l’umanità vide per molto tempo in questi blocchi piovuti dal cielo l’unica fonte del metallo. La caduta di un meteorite, tuttavia, è un evento raro e pertanto le civiltà antiche lo consideravano spesso più prezioso dell’oro, a prescindere dalla sua utilità. Alcuni beduini ritenevano altresì che un uomo armato di spada di ferro meteoritico diventasse invulnerabile e fosse in grado di battere chiunque.
Poi circa cinquemila anni fa gli uomini, presumibilmente in Mesopotamia, impararono a fondere il ferro da comuni minerali terrestri e con il tempo la deferenza verso questi oggetti celesti lasciò addirittura il posto all’incredulità. Nel XIX secolo persino le società più acculturate stentavano infatti a credere che pezzi di metallo puro potessero venire giù in un’unica occasione dal cielo. Solo in seguito si diffusero nuove tecniche di analisi che permisero di confermare la loro natura extraterrestre. In effetti i meteoriti ferrosi contengono, a differenza di quanto si verifica nei minerali terrestri, una piccola percentuale di nichel, si tratta in pratica di una specie di acciaio inossidabile. Ecco allora che i beduini nel considerare le spade di ferro meteoritico superiori non erano tanto lontani dalla realtà, anche se per motivi decisamente diversi. Per quanto sia raro che la scienza si trovi a giustificare il contenuto di una qualunque superstizione, questo nel caso del ferro è accaduto più volte.
Oggi comunque l’immagine del ferro è associata prevalentemente ai successi ingegneristici della rivoluzione industriale. L’espressione più esorbitante e gioiosa della nuova età del ferro fu come dice la parola stessa la ferrovia, un’innovazione il cui debito rispetto a questo metallo è registrato nella parola (via di ferro) in quasi tutte le lingue. Grazie alla strada ferrata in breve tempo questo elemento divenne un simbolo di potere, magari meno importante ma più visibile di quanto fosse mai stato l’oro.
Un po’ più sfortunata, si fa per dire, è stata invece la parabola del mercurio. Conosciuto forse da 5000 anni il mercurio è sempre stato celebrato per come riunisce in sé, in modo unico, le proprietà dei liquidi e quelle dei metalli. Ma si tratta di una unicità che difficilmente poteva trovare degli impieghi. Ecco allora che per un materiale tanto speciale quanto inutile c’era una sola applicazione scontata: quella nei riti sacri.
Storicamente il mercurio ha trovato la sua principale area di utilizzo in Cina, i cinesi potevano infatti ricavare facilmente il mercurio metallico dagli abbondanti giacimenti di cinabro presenti nel loro territorio. La leggenda narra che il primo imperatore cinese Qin Shi Huang, che unificò la Cina nel 221 a.C., sia stato sepolto sotto un tumulo verdeggiante nei pressi di Xi’an, l’antica capitale. Secondo lo storico Sima Qian l’imperatore sarebbe stato deposto in una camera di bronzo rivestita di gioielli e percorsa da canali di mercurio. Quando nel 1974 cominciò ad essere portato alla luce l’ormai celebre esercito di terracotta, formato da centinaia di statue a grandezza naturale e parte integrante del complesso funerario, si ipotizzò che una determinata altura situata a circa un chilometro a ovest potesse nascondere la tomba dell’imperatore. Il tumulo non è stato ancora toccato per paura che un intervento possa danneggiare ciò che contiene, non ultimi i leggendari fiumi di mercurio. Gli scienziati hanno condotto diverse analisi non distruttive sul sito, tra cui l’esame chimico di diversi campioni del suolo, che nelle immediate vicinanze del tumulo hanno in effetti evidenziato livelli di mercurio di gran lunga superiori alla norma.
In generale le pozze ornamentali di mercurio erano diffuse non solo in Cina, ma anche tra i ricchi musulmani e ci sono prove che venivano usate anche nell’America precolombiana; prima della scoperta della sua velenosità era naturale che, nei posti dove era disponibile in abbondanza, il liquido venisse sfruttato per piacevoli effetti che era in grado di produrre fluendo, gocciolando, riflettendo la luce.
Tuttavia il mercurio, considerato nell’antichità prevalentemente come un prodigio mistico e simbolo di potere, ha trovato con il tempo un’ampia gamma di impieghi che mettono a frutto la sua eccezionale combinazione di proprietà:densità, fluidità e conduttività in primis. I suoi composti sono stati usati come pigmenti e cosmetici, come insetticidi e prodotti antialghe. In medicina sono stati usati come principi attivi di una infinità di sostanze, da quelle più potenti per contrastare la sifilide ai comuni lassativi, fino ai più diffusi antisettici: il calomelano ed il Mercurocromo per tutti.
Una volta stabilita però negli ultimi anni la pericolosità dei vapori di mercurio, la produzione di quest’ultimo è stata bloccata alla fonte. Pare quindi chiudersi così, per il momento, una storia lunghissima: una storia lunga 5000 anni.


                                                                                 Felice Marino
                                                                              aliama1@yahoo.it