“La caratteristica di una vita morta è di essere una vita di cui l’altro diventa il guardiano” J.P. Sartre
I morti con cui abbiamo avuto una relazione, non importa se di amore o di odio, non muoiono mai. La loro morte, infatti, per quanto ritualizzata e lenita dalle parole che la retorica mette a disposizione, o da quegli indecenti applausi che accompagnano le bare, perché non siamo più capaci né di raccolto silenzio né di giuste parole, chiede innanzitutto il riconoscimento della loro esistenza e della nostra relazione.
Perché in una relazione, non importa se di amore o di odio, quando uno se ne va prima dell’altro, l’altro resterà per dire il suo nome, se non altro per non farlo semplicemente ri-morire. Altri infatti ci seppellisce, altri ci ricorda, altri ci dimentica. La nostra morte è un evento degli altri, perché chi muore non sente e non risponde più.
Qui la fedeltà consiste nell’arrendersi all’evidenza, nel prendere sul serio il non ascolto e la non risposta di chi se ne è andato.
Un invito a vivere fino in fondo le relazioni da vivi, perché, dopo la morte di uno dei due, la relazione si custodisce nell’interiorità di chi sopravvive, ma l’altro non risponde. E questa non risposta sigilla la nostra inoltrepassabile solitudine, che forse è la realtà ultima della nostra esistenza, che si rivela solo quando il nostro amico o nemico se ne va. Ma quando uno se ne va prima dell’altro, l’altro resterà per dire il suo nome, non per rievocarne la memoria, ma per custodirlo nell’interiorità.
U. Galimberti
Questo "lo spunto" della 17a puntata del Bistrot Philo di giovedi 24 Novembre alle ore 2130, dedicata alla memoria di Micaela Iachetta scomparsa tragicamente una settimana fa all'età di 23 anni.
Potete partecipare lasciando un vostro pensiero su questo post o all'indirizzo di posta elettronica aliama1@yahoo.it
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