Il primo giovedi di maggio, a Cocullo, in provincia dell’Aquila, viene portata in processione la statua di San Domenico avvolta in grovigli di serpenti vivi.
E’ un’antichissima tradizione che risale a culti di origine precristiana. Secondo i serpari del luogo, nei giorni festivi i pericolosi animali sarebbero innocui.
Analoghe manifestazioni avvengono a Colubrano, in Lucania, ma anche in molte altre parti del mondo, soprattutto in Africa e in India, dove si celebra la festa dei cobra. La mitologia del serpente era diffusa in tutte le culture antiche e lo è tuttora in certe tribù africane, presso gli aborigeni australiani e gli indù.
Della ofiolatria, o culto dei serpenti, si trova traccia nell’antico Egitto, a Roma, nelle civiltà precolombiane e, attualmente, nelle regioni africane e oceaniche, che venerano il serpente-arcobaleno nel suo duplice aspetto di fecondatore e portatore d’acqua oppure di mangiatore dell’acqua e portatore di siccità.
Non sempre il serpente è simbolo negativo. In molte culture, il serpente è la forma sotto cui compaiono gli antenati degli eroi ( come avveniva nella Grecia antica ) o semplicemente le anime dei defunti, come credono le tribù africane dei Masai. In molte civiltà, poi, il serpente è addirittura identificato con l’essere supremo, colui che dà la vita, l’acqua, la medicina. Non per nulla tutte le divinità che simboleggiano la scienza e la medicina vengono raffigurate con un serpente.
Nel giudaismo e nel cristianesimo sono presenti entrambi gli aspetti del serpente, anche se alla lunga sono prevalsi nettamente i significati negativi. Basti pensare al serpente corruttore di Eva, causa del peccato originale e , quindi, della rovina di tutta l’umanità.
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