domenica 9 gennaio 2011

Bistrot Philo. 7a puntata. "Il conflitto tra scuola e famiglia". La risposta di U. Galimberti

I genitori di oggi tendono a non generare mai fino in fondo i figli e a tenerli per l’eternità nella loro pancia, nonostante i calci che quotidianamente ricevono. Le ragioni possono essere diverse. Ci sono casi in cui i genitori non riescono a uscire dalla loro visione del mondo da loro ritenuta l’unica vera e giusta. Il risultato è che il figlio non maturerà alcuna esperienza propria e percorrerà o la strada che lo prevede solo come una risposta alle attese dei genitori, o quella della ribellione senza mediazioni con conseguenti percorsi di devianza.
In altri casi il figlio rappresenta per i genitori l’unica espressione in cui essi si sentono realizzati, per cui ogni difficoltà che il figlio dovesse incontrare costituisce una messa in crisi della loro identità. Da ultimo i pericoli del mondo, dai pedofili alle cattive compagnie, dalla facilitazione sessuale ai rischi della droga, attivano nei genitori un sentimento paranoico di iperprotezione che, se non castra il figlio, certamente lo rende inidoneo ad affrontare i problemi che nella sua crescita inevitabilmente incontrerà.
Quel che i genitori dovrebbero imparare è che il loro lavoro e la loro presenza sono fondamentali per i primi anni di vita, in cui nel bambino si forma o non si forma definitivamente quel nucleo caldo che si chiama “fiducia di base”. Poi questa fiducia, che il bambino ha acquisito, va esercitata affinchè non si estingua, e l’esercizio non avviene in un clima di iperprotezione, ma in un contesto che prevede anche conflitti e difficoltà.
A me pare che i genitori oggi facciano esattamente il contrario. Non curano i bambini con la presenza e con il dialogo nei primi anni di vita, limitandosi a riempirli di giochi che stanno al posto dei sentimenti e dei dialoghi mancati, e poi si fanno iperprotettivi quando, a partire dai sei anni, i bambini dovrebbero incominciare quel processo di socializzazione extrafamiliare di cui la scuola pubblica ( che ospita abbienti e non abbienti, italiani ed extracomunitari, ragazzi intelligenti e altri con difficoltà, educati e maleducati ) è la miglior palestra. Ogni atteggiamento aggressivo dei genitori contro questa utilissima palestra e contro gli insegnanti, per i quali giustamente tutti i bambini sono uguali e non più tutelati dall’idolatria familiare, è il modo migliore con cui i genitori non emancipano i loro figli e li rendono inidonei alla vita.

                                                                               U. Galimberti

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