venerdì 31 dicembre 2010

Ciao a tutti, ecco lo spunto per la settima puntata di Bistrot Philo che andrà in onda giovedi 6 Gennaio alle 2200.
Potete lasciare, se volete, un commento ( anche anonimo ). Servirà ad arricchire la puntata. Grazie.


Il conflitto tra scuola e famiglia

Vorrei affrontare il problema relativo al rapporto tra scuola e famiglia. In qualità di psicologa collaboro da diversi anni a un progetto di promozione della salute in alcune scuole medie inferiori della provincia umbra, e attraverso questo lavoro entro in contatto sia con le classi che con gli insegnanti e i genitori degli alunni.
A me sembra che i genitori di oggi si ritengano -probabilmente a ragione- più preparati allo svolgimento del loro ruolo, ossia più consapevoli e informati delle generazioni precedenti; la maggior parte di loro ha in testa un progetto educativo ed esistenziale che con molta precisione fissa le condizioni ottimali per la crescita dei figli, le quali generalmente vengono identificate nel più basso grado di insoddisfazione, conflitto, frustrazione e fatica, con l’aggiunta di tutta una serie di ammortizzatori affettivi e/o materiali per aiutarli a digerire la quota ineliminabile di sofferenza.
Armati delle loro convinzioni e meno dubitanti di quel che si creda, i moderni genitori mai sopportano di spartire l’azione educativa con adulti esterni portatori di differenze che, per quanto minime, possano interferire con il progetto familiare di realizzazione del bambino ideale. Da qui l’ambizione di stabilire un controllo pervasivo sulle attività svolte dal figlio fuori delle mura domestiche e di intervenire costantemente nel tentativo di assimilare l’ambiente esterno alla famiglia, di ridurlo a una succursale dell’agenzia familiare eliminandone la specificità, il suo essere altro e diverso.
E’ quello che succede con la scuola, dove la partecipazione dei genitori, anziché essere finalizzata alla costruzione di un’alleanza educativa, viene spesso utilizzata per veicolare rimostranze inopportune, per sindacare senza costrutto su programmi e metodi pedagogici, per influenzare gli insegnanti in merito alle scelte più disparate. Non voglio sostenere che la scuola non abbia motivo di essere criticata, al contrario, avrebbe bisogno che, sullo sfondo di un rapporto di collaborazione, emergesse qualcuno in grado di segnalare le sue disfunzioni più importanti. Ciò di cui non ha bisogno è un atteggiamento eternamente critico che si appunta su ogni sciocchezza e la costringe a spendere energie in questioni di poco conto.
Alcuni genitori non tollerano che a scuola i figli vengano a contatto con convinzioni e valori che non coincidono con quelli familiari o che possano apprendere linguaggi mai utilizzati prima, non tollerano che a mensa possano mangiare cibi diversi da quelli cucinati in famiglia. Non si accetta la dissonanza, la difformità, il contrasto, convinti che occorra garantire loro una continuità senza scosse, un’uniformità di vedute e di stili di vita, come se fosse possibile procrastinare all’infinito lo scontro antipatico ma rigenerante con la diversità. Accade così che si depotenzia una delle funzioni fondamentali della scuola, ossia quella di far sperimentare ai giovani una socialità che li sottrae gradualmente alla sfera di influenza materno/familiare e li avvia verso la conoscenza del mondo.

Lettera firmata

6 commenti:

  1. La scuola ha un ruolo e la famiglia un altro, il loro scopo comune è il benessere del bambino. E'fondamentale trovare punti d'incontro affinchè ciò avvenga!

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  2. Il tema è più insidioso di quello che potrebbe apparire ad una prima lettura della lettera. Si parla del potenziale conflitto tra scuola e famiglia ma in realtà il tema è la capacità dei genitori di permettere ai loro figli di vivere, facendo le necessarie esperienze. Non è facile e credo che nessun genitore si auguri che il proprio figlio precipiti in una qualche pericolosa situazione affinchè ciò contribuisca a rafforzarlo psicologicamente. Bisogna avere il giusto equilibrio e, visto che si parla anche di scuola, è bene sottolineare come non sempre però la scuola sia all'altezza del proprio compito. Personalmente credo che i genitori debbano un pò comportarsi come talvolta fanno i poliziotti inglesi davanti ad una pseudo-rissa, e cioè intervenire solo quando è strettamente necessario e talvolta purtroppo lo è...

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  3. Io credo che la "presunta competenza" delle mamme di oggi sia più teorica che reale, nel senso che si fa riferimento alle maggiori informazioni in nostro possesso ma ci si dimentica talvolta dei fondamentali. Tante donne oggi sono troppo impegnate ad avere una vita sociale per comprendere appieno le problematiche connesse alla crescita dei loro figli. La scuola deve fare il proprio ruolo, i genitori, senza essere troppo invadenti, devono preparare i ragazzi a gestire ed affrontare difficoltà ed avversità. Devono fornire loro il metodo, senza peccare di iperprotezione.

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  4. Viviamo in un paese di 50 milioni di c.t., dove
    l'opinione di un clinico viene ricontrollata e magari contestata,
    certo ai tempi del Duce tutti avevano più rispetto per le
    Autorità in ogni campo dove fossero presenti.
    La psicologa si dovrebbe ,tuttavia, chiedere cosa fanno gli
    insegnanti per ottenere il rispetto degli allievi e dei genitori.
    Sanno insegnare, lo fanno con passione, hanno il coraggio di
    sottoporsi al giudizio dell'utenza? A me risulta che tutti i
    sindacati degli insegnanti, dalla Gilda ai Cobas non tollerano che
    si pongano dei sistemi che vadano a valutare la qualità del loro
    lavoro. Aumenti uguali per tutti e che nessuno discuta di
    retribuzioni legate a risultati di qualità. Io per esperienza dei
    figli ho conosciuto insegnanti autentiche capre che con la loro
    incapacità hanno creato un danno difficilmente colmabile nelle menti
    dei ragazzi.
    Quando si potrà avere un sistema per cui chi non è adatto
    all'insegnamento può essere rimosso e sia possibile valutare
    oggettivamente il lavoro svolto e premiare , di conseguenza, il
    professore creativo , stimolante, si accorgerà, la psicologa, che
    aumenterà il rispetto nei confronti dei professori.

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  5. Davvero una bella lettera.
    Da genitore di due bambini riconosco che deve essere davvero difficile essere insegnanti oggi. Dovremmo rispettarli e soprattutto dovremmo riconoscere che la scuola per i nostri figli è il primo passettino verso l'autonomia. Che imparino a cavarsela da soli, a sopportare una maestra severa, una sgridata in più, una sbobba orribile (parole letterali di mio figlio). Dopo nella vita reale sarà solo peggio.
    E se proprio siamo afflitti dal dubbio che non gli abbiano spiegato a dovere le Guerre del Peloponneso, gliele possiamo sempre spiegare noi a casa.

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  6. Quello che scrive la psicologa è senza dubbio condivisibile.
    Si riferisce a un modello di educazione che pur se in buona fede impedisce
    ai figli una sana crescita nella nostra società.
    è positivo che i genitori stiano vicini ai propri figli nel loro percorso di vita
    ma altrettanto importante è che i ragazzi possano venire a contatto
    con modi di pensare e altre culture che non appartengono alla famiglia di
    provenienza di questi ragazzi.
    Per fortuna esistono numerose famiglie diverse da quelle presentate dalla psicologa
    che consentono ai propri figli di maturare confrontandosi con gli altri.
    Paolo

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