giovedì 9 dicembre 2010

Bistrot Philo. 6a Puntata. L'ambivalenza dell'amore materno.

Ciao a tutti, per la sesta puntata di Bistrot Philo ho scelto un tema piuttosto insidioso e spesso negato: l'ambivalenza dell'amore materno. Anche questa volta "lo spunto" è una lettera ricevuta da U. Galimberti su Repubblica un pò di mesi fa ed alla quale il filosofo ha poi risposto.
Una premessa però, la lettera va letta nel senso giusto che ovviamente non è quello di giustificare in nessun caso gesti estremi ma quello di gettare una luce su una situazione di malessere spesso e volentieri del tutto oscura. Vi invito come sempre a lasciare dei commenti in maniera da arricchire la puntata di giovedi 16 Dicembre alle 2200.
""Vorrei rispetto, perciò vorrei che i media, soprattutto le televisioni, la smettano con la retorica sul gesto violento e assassino “da parte di chi meno ce lo aspetteremmo” ogni volta che una giovane madre uccide il figlio e prova ad uccidere se stessa. Mi offende che questo gesto venga ancora considerato “inconcepibile” e uno “scandalo contro natura”. Considerarlo così è un grave atto di ignoranza che non ci si aspetterebbe più da professionisti dell’informazione, ovvero da chi per lavoro dovrebbe descrivere la realtà in cui siamo immersi per farcela conoscere meglio. Molto è stato detto e scritto su quel terribile corpo a corpo madre-figlio fatto di tanto amore, cura e dedizione ma anche di dolorosa quando non intollerabile insofferenza.
Se si vive - come capita sempre più spesso – lontano da parenti o amici, senza un lavoro, è facile scivolare, obbedendo alle piccole incombenze quotidiane e alle responsabilità verso madre e figlio, nella casalinghitudine. Isolamento in casa, solitudine profonda, corpo a corpo con il figlio accompagnati spesso da depressione. E la depressione non è una compagna che ti aiuta.
Per ora ce l’ho fatta: mio figlio è un adolescente stupendo. Ma è stata non dura, ma durissima, e neanche mio marito si è mai reso conto quanto, e non certo perché recitassi la parte della casalinga felice. Fuori si vede pochissimo se riesci a reggere i gesti quotidiani nei quali la tua anima muore poco a poco. Mi sento sorella a queste madri assassine perché spessissimo ho avuto momenti così dolorosi da pensare anch’io a gesti estremi. Quanto tempo fa è successo? Dieci anni, otto? Non so se siano tanti o pochi ma a ogni tragedia riportata dalla cronaca torna vivo il ricordo di un dolore fatto di rabbia e impotenza: riuscire a fare tutto per il figlio e niente per se stesse e per la propria pena.
Non so quante siamo ma penso che siamo tante, proviamo profondamente pena per le sorelle che non ce la fanno, il loro gesto rinnova quel nostro grido muto, non ci scandalizziamo"".

Lettera firmata

7 commenti:

  1. Il tema è sicuramente molto insidioso. Credo che sia molto difficile per una donna parlarne, in realtà la lettera segnala in maniera chiara una cosa e cioè la difficoltà del ruolo femminile e la necessità di un sostegno che spesso e volentieri non arriva mai.

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  2. Penso (non ho ancora vissuto questa esperienza)che non riuscirei a fare del male a quell'esserino che ho deciso di mettere al mondo,che tutti i giorni mi chiama mamma e che si affida completamente a te senza riserve.So che esiste la depressione post-parto con sintomi gravi.Ai primi segnali bisogna chiedere aiuto anche se ci siamo abituate ad essere super donne,super mamme,super mogli super lavoratrici brillanti,efficienti e instancabili ma ricordiamoci che siamo esseri umani con i loro punti di forza e le loro debolezze. Bel programma, ricco di spunti di riflessione.complimenti a tutto lo staff.Saluti.Babi da milano

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  3. E' un argomento molto spinoso e nel giudizio sono sicuramente influenzato dalla mia esperienza di medico. Mi è capitato di dover assistere diverse situazioni di stress fisico e psicologico post-parto, sono molto più diffuse di quanto si pensi. Ed il punto è proprio questo: si tratta comunque di stati patologici che si innestano o sono concomitanti a fasi depressive anche molto acute. E' fondamentale per scongiurarle l'assistenza del coniuge o dei familiari.

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  4. Prima di essere mamma nessuno immagina cosa voglia dire essere mamma.
    Il momento più bello della vita di una donna… dovrebbe essere così dall’inizio, così ci hanno insegnato.

    Dovrebbe essere così senza saperlo fare, così ci insegnano, mentre siamo incinte e ci dicono di preoccuparci di avere una culla bella, tutine belle, cameretta confettata, bomboniere per i visitatori e una camicia da notte elegante in una clinica di lusso dove riceverai chi ti viene a fare omaggio e ti parlerà della culla, delle tutine, della cameretta… e mai di quel neonato e mai di te…

    Mentre tu quei primi giorni vorresti qualcuno con cui poter dire la verità, che sei stanca, che ti fa male il seno, che non ti senti adeguata che non vorresti i consigli, che tutto quello che vorresti sono mamme amiche che sono mamme ora che lo sei tu e non che lo sono state 30 anni fa quando tutto era diverso.

    Odi chi non c’è perché non ti aiuta, odi chi c’è perché ti porta via tuo figlio, con cui ancora non hai imparato a comunicare, o perché ti porta via il tuo compagno, con cui vorresti imparare a comunicare con tuo figlio.

    Le mamme non vanno lasciate sole.
    Le mamme però vanno lasciate sole.
    Le mamme vanno lasciate sole: Le mamme non si visitano per portare loro fiori profumati un giorno e il giorno dopo nauseabondi e sporcanti, e aspettarsi il caffè che toglie tempo al bimbo, e aspettarsi un neonato che non pianga o che non venga allattato…le mamme vanno lasciate sole. Sole con chi le ama davvero.
    Le mamme non vanno lasciate sole: vanno accompagnate, ci vogliono altre mamme, la leche league, i forum come mamme online, una vicina di stanza all’ospedale comunale che ha avuto un bimbo pressappoco lo stesso giorno e non la camera singola delle clinche che spesso sono alberghi per partorienti…
    Le mamme imparano…
    Le mamme hanno bisogno di amore.
    Solo chi è amato può dare amore.
    E poi le mamme scoprono, un giorno dopo qualche mese di essere Mamme davvero e quasi sempre si accorgono che è la cosa che sanno fare meglio.

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  5. Leggendo la lettera inviata a Galimberti non ci sono dubbi circa il fatto che sia scritta da una mamma che nella vita ha sofferto molto.
    Da parte mia posso solo condividere la severa critica che la donna fà ai mass media responsabili di amplificare questi episodi e di valutarli con superficialità sorprendendosi di avvenimenti così dolorosi quasi non potessero succedere.
    Per il resto ho una visione totalmente contrapposta .
    L amore materno non è ambivalente e non ha nulla a che vedere con gli atti scellerati di queste poverette.
    quando una mamma uccide il proprio figlio siamo di fronte all azione di un essere profondamente disturbato
    che non è stato sufficientemente aiutato.
    Per questo motivo non condanno queste mamme, vittime delle circostanze,ma allo stesso tempo trovo quasi delirante
    giustificarle con così tanta leggerezza affermando che la vita di una casalinga può essere particolarmente dura e chiamandole
    addirittura sorelle.

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  6. vorreivorrei che lei ascoltasse la canzone Khawuleza di myriam Makeba per poter introdursi nel dedalo dei sentimenti che offrono alla vita la possibilità di essere madre.
    Si nasce ad essere madre esattamente come si nasce ad essere figli e avviene tutto nello stesso momento; è il mare del parto dove tutto si concerta. Peer esperienza professionale posso riferire che ognimadre si sente divenire nello sperma che risale , im modo diverso. Sempre. che cosa conceda di diritto alla donna di sentirsi madre di ogni lungo giorno che si chiama vita del figlio, non mi è dato di definire. forse quella sottile giunzione di participi passanti: parto e orto.
    Di fatto le vessazioni che la donna gioiosamente patisce con rituale somiglianza tra tutte, sono qualcosa che marchiano l'esistenza. un salto senza ritorno. La vita diventa irreversibile e il corpo santificato.
    Si sacrificano le vergini non le madri. Esse sono sacre al pari di Dio.
    Dunque non si può tradire, biblicamente lo Spirito di essere madre e persino il desiderio di esserlo. Peccato grave ; punibile con la vita.
    Ovvero il terrore di trasformarsi in divino induce morte Laprova di questo? Il desiderio di non essere vista nel parto , dal maschio, che poi non ti desidererebbe più, sverginando il tuo appeal e non accettando di desiderarti.
    Ricorda il rito della purificazione di Cattolica bastarda invenzione?
    Agli albori comunque tracima dalle sensazioni il flotto ematico che esce dalla vagina , al parto,;ciò che vede sangue concede diritto di sangue.
    Ci sono donne che temeno di perdersi nella maternità e sopprimono. Chi? loro o la testimonianza del loro mutare?
    Ci sono donne che si vedano in diritto di togliere dal mondo chi tradisce l'onore della maternità e chi tutto perde per essere madre. Credo che la morte data da madre sia la più naturale, per puro senso della vita e che la possibilità di uccider il concepito , glorifichi tutta la vita di madre che più pesante non potrebbe essere. Nessuna sorpresa per il gesto; se mai per la sofferenza pre e post che una persona per il solo fatto di essere nata femmina può patire ed eventualmente infliggere.
    Nessun ricordo è mai bandito dalla memoria di una madre e per finire le rammento che Maria a Nazareth accetta di essere madre con il più impossibile dei gesti e che unica donna non ha voluto svelare un sepolcro per non togliere aChi e a lei la vita eterna.
    Dire che sia l'altra metà del Cielo credo sia riduttivo; pensare che sia un angelo forse è troppo. Le puttane sognano di essere madri pure e lo sanno essere pure ma difficilmente possono essere madri: nascere donna è davvero un disastro di cui LORO sono orgogliosamente fiere.
    Il mondo teme che le madri non siano quella meraviglia desiderata e dunque le condannano ma chi potrebbe fare di più per loro difficilmente lo fa. Io l'ho fatto ma non lo rifarò. Cordiali saluti

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  7. Io credo che il fatto di avere avuto impulsi violenti nei confronti dei propri figli sia molto più comune di quanto si voglia dire. Non è facile parlarne, occorre coraggio. Nel mio caso però non si è trattato nè di stress psico-fisico nè di rammarico per aver rinunciato alla quasi totalità dei miei spazi personali. Io sono una mamma felice di essere mamma. Il punto è un altro, e cioè la non corrispondenza, alla luce di un investimento così totale, tra quello che noi vorremmo che i nostri figli siano e quello che realmente sono..

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