venerdì 29 aprile 2011

Bistrot Philo 13a puntata. "I figli delle coppie omosessuali"

Ecco lo spunto della XIIIa puntata del Bistrot Philo che andrà in onda giovedi 5 Maggio alle ore 2200. Lasciate un commento se credete.


I FIGLI DELLE COPPIE OMOSESSUALI

Recenti indagini, condotte in America da istituti psichiatrici di ricerca, hanno constatato che bambini cresciuti da coppie omosessuali non presentano disturbi di personalità più significativi rispetto a bambini cresciuti da coppie eterosessuali. Sembra infatti che più dei processi d’identificazione con le figure genitoriali contino, per una crescita equilibrata, le condizioni di vita e soprattutto l’amore.
Per quanto poi riguarda il processo d’identificazione, occorre dire che si tratta di una ipotesi psicoanalitica, secondo la quale il bambino acquisisce la sua “identità” modellandosi sul genitore dello stesso sesso e la sua capacità di “relazione” desiderando il genitore del sesso opposto. Questa teoria, a tutti nota come “complesso di Edipo”, Freud l’ha limitata all’organizzazione della struttura familiare come si è costituita in Occidente, chiamando “eso-edipiche” le condizioni di crescita in altre culture, soprattutto africane, dove i bambini, maschi o femmine che siano, vengono affidati fin dalla nascita al gruppo delle donne, per poi concedere ai maschi, capaci di superare le prove iniziatiche che talvolta mettono a rischio la vita, l’ingresso nella comunità degli adulti. Anche questa procedura “eso-edipica” non impedisce la costruzione di una identità sessuale, pur in assenza di una crescita all’interno di una coppia eterosessuale.
Se la coppia eterosessuale fosse davvero una garanzia per l’identità sessuale futura dei figli, non ci sarebbero omosessuali tra quanti sono cresciuti con un padre e una madre come il nostro costume familiare prevede.
E che dire poi dei bambini cresciuti negli orfanotrofi, dove non ci sono né padri, né madri, e talvolta neppure troppe cure e attenzioni? E di quanti perdono il padre e la madre, o entrambi, in tenera età, o che, a seguito di separazioni e divorzi, vivono con la sola madre o il solo padre, o tra padri e madri che non smettono di litigare e di usare reciprocamente ricatti e violenze?
Forse l’identità si costruisce, oltre che con i processi di identificazione, anche e soprattutto a partire dai contesti d’amore e di cura in cui il bambino viene a trovarsi. E non credo che l’amore e la cura siano prerogative esclusive delle coppie eterosessuali, che spesso, per effetto di separazioni e divorzi, non esitano a consegnare i figli ad altre figure genitoriali, rendendo non poco complicato il processo d’identificazione.
L’uomo è costruito in modo meno meccanicistico di quanto alcune teorie psicoanalitiche vogliono farci credere. Le sue capacità di adattamento superano di gran lunga gli schemi che psicologi e pedagogisti prevedono. Di una sola cosa, non solo i bambini, ma tutti quanti noi, non possiamo fare a meno per vivere. E questa cosa si chiama amore, da qualsiasi persona provenga. Le distinzioni vengono dopo, ma molto dopo.
                                                                                             U. Galimberti

Nel mondo dell'incredibile. 5a puntata. Estratto: Teatro e superstizione

TEATRO E SUPERSTIZIONE

Per molti attori, le espressioni contenute nel messaggio d’auguri per la Prima sono molto importanti. Per esempio, si considera accettabile augurare all’attore “una gran serata” o che faccia “venir giù il teatro a forza d’applausi”; ma sperare che abbia “una buona serie di repliche” è una frase infelice. Molti attori sono particolarmente affezionati ai portafortuna, come un talismano o una bambola associati con un precedente periodo di prosperità.
Eduardo De Filippo interpretava come cattivo presagio il fatto che si fermasse un orologio; se scorgeva qualcuno con le gambe accavallate, distoglieva subito lo sguardo, perché “ gamba accavallata porta male”. Vittorio De Sica e Wanda Osiris, invece, hanno sempre detestato il viola.
Gli ombrelli e i pettini in se stessi non sono ritenuti di malaugurio, ma lasciar cadere un pettine o un ombrello sul palcoscenico equivale a cercare guai.
Alcune delle azioni più curiose hanno luogo lontano dalla ribalta, nei camerini. Rovesciare un cofanetto da trucco porta sfortuna. Ma forse il peggior presagio di tutti si ha quando qualcuno fischietta nei camerini: significa che un membro della compagnia resterà presto senza lavoro. Una prova generale che vada perfettamente liscia “porta male”, mentre una che sia piena di problemi preannuncia una buona Prima.
Il sipario è altamente simbolico, in quanto costituisce la barriera tra l’attore e il suo pubblico, e vi sono vari tabù legati ad esso: per molti sbirciare fuori tra le sue pieghe porta sempre sfortuna. Le tende che fanno parte della scenografia non devono mai essere gialle. In verità, gli scenografi teatrali devono stare alla larga dal giallo, per quanto è possibile, perché per molti attori è un colore sfortunato. Altri non sopportano che qualcuno porti il viola.  

venerdì 8 aprile 2011

Nel mondo dell'incredibile. 4a puntata. Estratto: I numeri della sfortuna

Fin dai tempi più antichi, l’uomo annette una particolare importanza a determinati numeri, al punto da lasciarsi condizionare nelle sue scelte. Una cosa è certa: alcuni personaggi storici hanno avuto la loro vita dominata da un numero. La regina Maria Antonietta, per esempio, era “dominata” dal numero 4. Le iniziali del suo nome (attribuendo l’1 alla A, il 2 alla B eccetera) danno 13, che, diviso per 9, dà 4 di resto. Si sposò il 16 Maggio 1770 (16=4x4), con Luigi XVI (16=4x4), venne ghigliottinata il 16 Ottobre (16=4x4).
Eisenhower aveva una profonda avversione per il numero 7, tant’è vero che, quel giorno, non prendeva mai decisioni importanti e non partecipava a pranzi ufficiali o riunioni. Ma, strano, il suo talismano era costituito da un piccolo numero 7 di metallo, che non ha mai lasciato da quando era militare e che portava cucito sul berretto.
Gabriele D’Annunzio odiava a morte il numero 13, al punto che, quando doveva scrivere una data con quel numero, usava 12+1. Lo stesso dicasi per la regina Elisabetta d’Inghilterra: il giorno 13, a Buckingam Palace, non è il più indicato per le manifestazioni ufficiali, anzi, queste vengono anticipate o rimandate.
Una spiegazione a questa forma di superstizione l’hanno data i cosmobiologi. Costoro sostengono che Sole, Luna e stelle si muovono secondo un ritmo che esercita un importante influsso sulla vita degli uomini: questo ritmo è associato al numero 23 per il Sole, al 28 per la Luna, mentre il 33 condiziona lo spirito. Gli psicanalisti sostengono invece che si tratta di una difesa del subcosciente, il quale registra gli avvenimenti, fausti o infausti, avvenuti in un determinato giorno, poi reagisce, quando ricorre quel numero, destando sensazioni di timore o di gioia, a seconda del caso.

sabato 2 aprile 2011

Bistrot Philo 12a puntata. "La libertà sessuale della donna"

Ciao a tutti!! Ecco a voi lo "spunto" di U. Galimberti per la dodicesima puntata del Bistrot Philo che andrà in onda mercoledi 6 Aprile alle ore 22 circa su Radioantares. Attendo eventuali vostri contributi.


BISTROT PHILO. 12° puntata
“La libertà sessuale della donna”

Il controllo della sessualità femminile, che interiorizzata dalle donne diventa autocontrollo, risale all’origine dei tempi, ed è dovuto al fatto che l’esercizio della sessualità nella donna è intimamente connesso alla generazione. Anche nelle più remote tribù primitive, che Lévi-Strauss a suo tempo ha visitato nell’ America latina e Malinowski nelle isole Trobriand al largo della costa sudorientale della Nuova Guinea, il capo tribù controllava l’esercizio della sessualità femminile affinchè non nascessero più figli di quanti il gruppo ne potesse mantenere.
Di questo controllo è rimasta traccia anche nella nostra cultura, nel medioevale ius primae noctis dove la donna, per poter accedere al talamo dell’uomo che aveva scelto o le era stato assegnato, doveva trascorrere la prima notte col re, non tanto per ragioni sessuali, quanto per marcare una gerarchia di poteri, disponendo la donna dello stesso potere del re: il potere di vita e di morte.
Oggi che, grazie alla diffusione delle pratiche anticoncezionali, la sessualità è sganciata dalla riproduzione, la donna può guardare alla sessualità non più come a un ineluttabile destino ma come a una libera scelta. Può cioè esprimere la sua sessualità come crede, anche se la psiche, essendo più lenta delle accelerazioni della storia, non ha ancora interiorizzato questa libertà, sia nei maschi dove il retaggio storico ancora condiziona e determina il giudizio negativo sulla libertà sessuale delle donne (di cui peraltro fruiscono per la loro soddisfazione, ma da cui si tengono anche lontani quando si tratta di costruire il gruppo familiare), sia nelle donne che tendono a contenere la loro libertà sessuale per non precludersi la possibilità di un rapporto coniugale.
Siamo tutti ancora abbastanza talebani, e anche se le donne, col tanga, hanno liberato il loro corpo dal burqa, non hanno ancora liberato la loro anima a causa del pregiudizio maschile.
Quando sento dire, con molta superficialità, che bisogna liberare le donne mediorientali dal burqa o dal velo, mi domando sempre se coloro che lo chiedono sanno quali macchine antropologiche e psicologiche, per non parlare delle macchine che governano l’organizzazione familiare e sociale, occorre terremotare. Perché non basta dire “democrazia” e pretendere addirittura di esportarla, se a una cultura non si lascia il tempo necessario alla sua evoluzione, soprattutto in tema di emancipazione sessuale che, di tutte le rivoluzioni, è la più decisiva, quella che più incide nelle trasformazioni sociali. Solo la superficialità della cultura americana può ignorare queste cose. E noi al seguito.
            
                                                                        U. Galimberti