Ciao a tutti, ecco lo spunto per la settima puntata di Bistrot Philo che andrà in onda giovedi 6 Gennaio alle 2200.
Potete lasciare, se volete, un commento ( anche anonimo ). Servirà ad arricchire la puntata. Grazie.
Il conflitto tra scuola e famiglia
Vorrei affrontare il problema relativo al rapporto tra scuola e famiglia. In qualità di psicologa collaboro da diversi anni a un progetto di promozione della salute in alcune scuole medie inferiori della provincia umbra, e attraverso questo lavoro entro in contatto sia con le classi che con gli insegnanti e i genitori degli alunni.
A me sembra che i genitori di oggi si ritengano -probabilmente a ragione- più preparati allo svolgimento del loro ruolo, ossia più consapevoli e informati delle generazioni precedenti; la maggior parte di loro ha in testa un progetto educativo ed esistenziale che con molta precisione fissa le condizioni ottimali per la crescita dei figli, le quali generalmente vengono identificate nel più basso grado di insoddisfazione, conflitto, frustrazione e fatica, con l’aggiunta di tutta una serie di ammortizzatori affettivi e/o materiali per aiutarli a digerire la quota ineliminabile di sofferenza.
Armati delle loro convinzioni e meno dubitanti di quel che si creda, i moderni genitori mai sopportano di spartire l’azione educativa con adulti esterni portatori di differenze che, per quanto minime, possano interferire con il progetto familiare di realizzazione del bambino ideale. Da qui l’ambizione di stabilire un controllo pervasivo sulle attività svolte dal figlio fuori delle mura domestiche e di intervenire costantemente nel tentativo di assimilare l’ambiente esterno alla famiglia, di ridurlo a una succursale dell’agenzia familiare eliminandone la specificità, il suo essere altro e diverso.
E’ quello che succede con la scuola, dove la partecipazione dei genitori, anziché essere finalizzata alla costruzione di un’alleanza educativa, viene spesso utilizzata per veicolare rimostranze inopportune, per sindacare senza costrutto su programmi e metodi pedagogici, per influenzare gli insegnanti in merito alle scelte più disparate. Non voglio sostenere che la scuola non abbia motivo di essere criticata, al contrario, avrebbe bisogno che, sullo sfondo di un rapporto di collaborazione, emergesse qualcuno in grado di segnalare le sue disfunzioni più importanti. Ciò di cui non ha bisogno è un atteggiamento eternamente critico che si appunta su ogni sciocchezza e la costringe a spendere energie in questioni di poco conto.
Alcuni genitori non tollerano che a scuola i figli vengano a contatto con convinzioni e valori che non coincidono con quelli familiari o che possano apprendere linguaggi mai utilizzati prima, non tollerano che a mensa possano mangiare cibi diversi da quelli cucinati in famiglia. Non si accetta la dissonanza, la difformità, il contrasto, convinti che occorra garantire loro una continuità senza scosse, un’uniformità di vedute e di stili di vita, come se fosse possibile procrastinare all’infinito lo scontro antipatico ma rigenerante con la diversità. Accade così che si depotenzia una delle funzioni fondamentali della scuola, ossia quella di far sperimentare ai giovani una socialità che li sottrae gradualmente alla sfera di influenza materno/familiare e li avvia verso la conoscenza del mondo.
Lettera firmata